Cadiai e l’innovazione sociale: la nascita della Gersa

50 anni di storie dai verbali di Cadiai
Di Tito Menzani

Nel 1997, a Bologna, nasceva un’azienda denominata Gersa, acronimo di «Gestione residenze socio assistenziali». All’apparenza potrebbe sembrare uno dei tanti soggetti che operavano e che operano tuttora nell’ampio settore del welfare. In realtà, Gersa fu la prima società mista pubblico-privata a costituirsi in Emilia-Romagna nel campo dei servizi socio-sanitari. Cadiai fu una delle imprese che diedero vita a questa importante esperienza.


Prima di dire qualcosa di più in merito, vediamo di fare una rapida contestualizzazione. In Italia, gli anni novanta furono contraddistinti da un sensibile arretramento dell’impresa pubblica. In ambito socio-sanitario, contrariamente a quanto era accaduto nel settore manifatturiero, lo Stato non procedette a privatizzazioni, ma occorrevano comunque una serie di riforme. Si trattava di rendere più efficiente il comparto e di fare i conti con un crescente bisogno di servizi assistenziali da parte della popolazione. Si decise, quindi, una ibridazione del modello tradizionale di carattere pubblico. L’obiettivo era mantenere il controllo da parte dei Comuni o delle Regioni e affidare la gestione a realtà private o più spesso cooperative, ritenute più capaci di innovare e di ridurre i costi. L’Emilia-Romagna fu pioniera in Italia in questo genere di evoluzione.


La Gersa nasceva all’interno di tale quadro programmatorio, con un capitale in maggioranza pubblico e per il resto versato da tre cooperative sociali e da un’impresa privata tradizionale. L’azionariato riconducibile alle istituzioni statali era stato versato dall’Azienda unità sanitaria locale (Usl) di Bologna, dal Comune di Bologna e da diciannove Comuni dell’area settentrionale della Provincia. Il resto del capitale societario, invece, era stato versato da Too Life, azienda che operava nel comparto assistenziale, e dalle cooperative sociali Cidas di Ferrara, Gulliver di Modena e, appunto, Cadiai di Bologna.
Questa composizione era funzionale a una condivisione strategica di obiettivi, il primo dei quali era il mantenimento di un livello qualitativo elevato dei servizi socio-sanitari, in un contesto di ampliamento dell’offerta dei medesimi, per andare incontro a un crescente invecchiamento della popolazione. Gli enti pubblici, da soli, non sarebbero stati in grado di sobbarcarsi un simile onere. Di qui, la scelta di un’alleanza pubblico-privato, con un co-protagonismo della cooperazione sociale. Basti pensare che per un periodo piuttosto lungo, Paola Menetti – già presidente di Cadiai – fu amministratrice delegata della Gersa.


I risultati furono indubbiamente positivi. In Gersa, gli attori pubblici focalizzarono il proprio ruolo sulla programmazione, sul controllo, sul mantenimento degli standard qualitativi, stabilendo anche i criteri di modalità di accesso ai servizi. Le cooperative sociali, invece, acquisirono la responsabilità dell’intera filiera operativa, dall’assunzione del personale alla gestione quotidiana. La storia di Cadiai, quindi, vanta anche un importante primato nell’innovativo approdo a modelli ibridi di welfare. La Gersa fece scuola e, nella nostra regione, fu la capostipite di successive scelte di combinare il ruolo pubblico con la gestione privata.