IN PRIMA FILA CONTRO LE MAFIE: PARLA RITA GHEDINI
Riportiamo l'intervista di Buone Notizie Bologna a Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna, in vista della 20° appuntamento con la Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti di tutte le mafie
Educatrice alla Cadiai, presidente della stessa cooperativa sociale, senatrice della Repubblica, Presidente di Legacoop Bologna: questa è Rita Ghedini, con la quale ho una lunga conversazione sul grande tema di attualità economia e mafia. Ecco l'intervista di Maurizio Cocchi su Buone Notizie Bologna che ha intervistato anche Don Luigi Ciotti verso la Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti di tutte le mafie che si terrà proprio nel capoluogo emiliano il 21 marzo.
A Bologna il 21 marzo verrà celebrata la 20ª Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Ci vuoi parlare di questo evento così importante?
Il 21 marzo sarà un momento pubblico di grande intensità preceduto da due settimane di attività seminariali e discussione pubblica intorno ai temi del contrasto alle mafie. Il 22 seguirà l'assemblea nazionale di Libera tenuta in occasione del ventennale.
All'attività partecipiamo sia attraverso un sostegno economico, sia in termini di organizzazione degli eventi. Noi ci occuperemo, durante i dibattiti pubblici, del tema della gestione dei beni confiscati e in maniera specifica della possibilità di studiare progetti diversi rispetto a quelli oggi attuati che riguardano la produzione agricola e in pochi casi l'intervento educativo. L'idea che porteremo è analizzare le condizioni di fattibilità del riuso nell'ambito dei servizi sociali e di quelli alla persona, nonché nell'ambito delle attività culturali.
Altro tema per noi fondamentale è quello delle misure utili al contrasto delle false cooperative; si sta chiudendo il confronto dentro l'alleanza delle cooperative per definire una proposta di legge che individui strumenti e percorsi di contrasto, attraverso una rivisitazione delle attività di revisione, un coordinamento delle istituzioni preposte al controllo, l'individuazione di alcuni parametri specifici che consentano di discriminare meglio tra attività corrette e attività in cui lo strumento della cooperazione viene utilizzato come strumento di evasione contributiva o distorsione delle norme fiscali. Il progetto è quasi pronto e speriamo di poter avviare la raccolta delle firme durante le fasi di lavoro dell'evento del 21 marzo. Altre iniziative tratteranno il tema del contrasto alle infiltrazioni mafiose anche nei territori dell'Emilia Romagna, tema di triste attualità proprio in questi giorni.
Ho l'impressione di un'avvenuta capillarizzazione della criminalità sul territorio e ti chiedo se questo dilagare di illegalità non sia favorito dal nostro sistema economico, in particolare mi riferisco al sistema degli appalti.
Infiltrazione fa pensare a qualcosa di limitato e occasionale. È il modo in cui si comportano le cellule tumorali nella loro diffusione nei tessuti sani. Il sistema sembra essere proprio questo, cioè quello di un meccanismo che cresce, come le cellule cancerose, in presenza di ossigeno che in questo caso è costituito dalla circolazione di denaro e da una vitalità di scambi. La criminalità organizzata ha subito un'importante trasformazione: nei primi settanta anni del secolo scorso, questa cresceva come economia alternativa, nei luoghi caratterizzati da assenza di tessuto economico; adesso già da almeno trenta anni cresce dove c'è tessuto economico, mimeticamente ne duplica le forme o ne utilizza i canali di crescita.
E poi l'interfaccia con la pubblica amministrazione fatta di appalti al massimo ribasso, fatta di catene, filiere dei subappalti con la finalità di ridurre il costo finale della commessa, lo schiacciamento estremo dei prezzi delle forniture di beni e di servizi alla pubblica amministrazione: tutto ciò favorisce un tipo di concorrenza sleale di chi può togliere dal proprio prezzo alcune voci di costo legate al lavoro regolare, al pagamento dei tributi, di chi può fare a meno di utilizzare strumenti finanziari che hanno il costo dei tassi d'interesse correnti, poiché può disporre di una provvista finanziaria e che non sconta alcun tasso.
Attraverso le nostre battaglie svolgiamo azione di difesa nei confronti delle cooperative che devono essere competitive in un mercato che renda possibile garantire profili e qualità del lavoro dignitosi. Con la necessità di contrastare l'impoverimento complessivo del mercato dei servizi e del lavoro, abbiamo iniziato la battaglia contro le gare al massimo ribasso, una realtà che favorisce le infiltrazioni mafiose.
Spesso sentiamo parlare di mentalità e atteggiamenti mafiosi. Per te cosa può essere considerato atteggiamento mafioso?
Ci sono due aspetti che devono essere riguardati. Da un lato la qualificazione in termini di trasparenza dell'interfaccia tra le pubbliche amministrazioni e la società civile, sia essa costituita da cittadini organizzati, piuttosto che dalle imprese. Esistono modalità chiare, già definite per legge, che regolano questi rapporti. Occorre però porre molta attenzione affinché la necessità di garantirsi reciprocamente in termini di difesa da qualsiasi sospetto di interazione illecita, non porti a un ingessamento delle relazioni fra pubblica amministrazione e sistema sociale ed economico che dovrebbe essere servito da essa. A fronte di comportamenti opachi che sono un substrato fertile in cui crescono comportamenti illegali da evitare, devono essere assolutamente evitati comportamenti burocratici, nei quali la preoccupazione degli attori in campo, pubblici o privati, sia solo quella di tutelare se stessi da qualsiasi responsabilità rispetto all'esercizio della propria funzione.
Siamo in questo paradosso: in una fase in cui tutti i soggetti in campo, anche alla luce di quello che sta emergendo, avrebbero bisogno di interrogarsi insieme, su quali siano le modalità migliori per esercitare ciascuno la propria funzione e per esercitarla sia in termini proattivi di miglioramento del sistema delle relazioni, in un contesto civile ed economico, sia in termini difensivi, a ciascuno di questi soggetti, a noi come rappresentanza d'impresa, a ciascuna impresa singola, all'amministratore pubblico piuttosto che all'associazione di cittadini che lotta per contrastare le mafie, può capitare di essere minacciata o infiltrata da soggetti che intendono utilizzare le strutture sane dell'economia e della relazione per svolgere attività illecite.
Qualche giorno fa, un quotidiano locale ha fatto l'elenco delle tipologie dei soggetti coinvolti nell'inchiesta Emilia; c'erano praticamente tutte le tipologie sociali: il poliziotto, l'imprenditore, il giornalista, il consulente del lavoro, quello fiscale, il pubblico amministratore, il politico eccetera. Questo che è stato prospettato come l'elenco della vergogna, dovrebbe essere letto da un altro punto di vista, come segnale del fatto che qualsiasi posizione può trovarsi a interfacciare un soggetto con intenzioni criminali. Allora occorrerebbe un dibattito pubblico chiaro, in cui tutti questi soggetti, pubblica amministrazione, rappresentanti delle imprese, sindacati s'interrogassero su come agire. Perché viceversa assistiamo a un dibattito in cui ciascuno tende a difendere se stesso.
Oggi la tentazione di chi opera nel mondo dell'economia e della pubblica amministrazione è quella di scegliere la strada più breve e per raggiungere i risultati si passa per vie traverse, che sono quelle dell'illegalità. Da questo punto di vista la cooperazione può rappresentare un elemento di stabilità e lungimiranza per l'economia?
Legacoop Bologna quest'anno celebra i settanta anni di vita, dalla ricostituzione del 1945, con la ripartenza dopo la guerra dell'economia e delle istituzioni, con la riaffermazione di un ordinamento democratico nel nostro paese. È guardando alle ragioni fondative che noi dobbiamo trovare l'ispirazione per rendere operativa la nostra missione che riguarda l'intergenerazionalità, la diffusione, la promozione. Andando indietro nel tempo siamo a 170 anni dalla fondazione delle prime cooperative! Se abbiamo compiuto questo lungo percorso, superando persino il Fascismo, c'è speranza di andare oltre. Studi recenti affermano che il modello cooperativo è la forma di gestione collettiva dei beni pubblici capace di ottenere il massimo della sostenibilità, non solo ambientale ma anche e soprattutto sociale ed economica, per le ragioni che tu richiamavi. Il mondo cooperativo è in grado di garantire un'economia diffusa, legata ai territori, è capace di adire a modelli di organizzazione molto evoluti, fare innovazione.
Negli ultimi anni le cooperative sono state pesantemente attraversate dalla crisi, ma hanno comunque garantito più di altre forme d'impresa continuità occupazionale, continuità di presenza imprenditoriale.
Maurizio Cocchi, in Redazione Ugo De Santis (Buone Notizie Bologna)
@nelpaeseit