La collaborazione tra Cadiai e Cari

50 anni di storie dai verbali di Cadiai
Di Tito Menzani

C’era una volta la Cooperativa assistenza ricreazione infanzia (Cari). Fu una sorta di antesignana della più moderna cooperazione sociale. Era stata fondata a Bologna il 24 febbraio 1959. All’epoca, nei mesi estivi, era usuale che i bambini e le bambine delle grandi città, con le scuole chiuse e i genitori che lavoravano, venissero mandati in vacanza in strutture residenziali dedicate, dove sarebbero stati seguiti da personale preposto. Si trattava delle cosiddette colonie, che in riva al mare o in amene località montane, ospitavano migliaia e migliaia di giovanissimi.


La Cari si proponeva di gestire queste strutture, unendo alle attività ricreative quelle formative, e contribuendo così all’educazione delle nuove generazioni. Lo sviluppo di questa cooperativa negli anni sessanta e settanta fu significativo e improntato al coinvolgimento di alcuni noti esperti di pedagogia, fra i quali Franco Frabboni, Dina Gardinazzi Ricci Garotti e Bruno Ciari. Il merito di queste scelte va in primo luogo a Isella Zagnoni, che fu presidente della Cari tra il 1961 e il 1982; ma anche a Poljana Grazia, ex partigiana e militante dell’Udi e figlia del dirigente della Lega delle cooperative Verenin Grazia.

Nella seconda metà degli anni settanta, l’attività della Cari si intersecò con quella della Cadiai, che pure si occupava anche di infanzia, con strutturati servizi di babysitting. Si ebbero diversi incontri fra i gruppi di testa di queste due realtà bolognesi e anche accordi per scambi di personale. Infatti, la Cari svolgeva un’attività prettamente stagionale, per cui aveva bisogno di lavoratrici in estate, ovvero in un momento dell’anno in cui la Cadiai, viceversa, aveva meno richieste da parte della clientela. In autunno, si aveva il passaggio inverso. Le addette all’infanzia in uscita dalla Cari tornavano in forza alla Cadiai.


Nel 1978, queste due imprese ipotizzarono anche di fondersi, coinvolgendo nell’operazione anche un’altra cooperativa, la Ristoro-bar, con la quale si intravvedevano sinergie sul versante della refezione. Ma il progetto non fu mai concretizzato. Nel 1980, la prima presidente di Cadiai, Vittoria Lotti, lasciava la cooperativa per passare alla Cari. Negli stessi frangenti, Sonia Scavo, anch’ella storica figura della Cari, entrava in Cadiai, divenendone vicepresidente. Di lì a poco la presidente Rita Frassanito sarebbe stata impossibilitata a gestire tutta la cooperativa per via di una gravidanza. E Sonia Scavo sarebbe diventata una presidente facente funzioni.


Che fine ha fatto la Cari? Negli anni novanta, sull’onda delle mutate abitudini in fatto di vacanze, la cooperativa entrò in crisi e fu liquidata nel 1997. Ma il suo impegno per le nuove generazioni nel corso dei decenni precedenti – come dice Michelle Sabbadini nel breve documentario Miei C.a.r.i. cinni (https://www.youtube.com/watch?v=hb05qn8zJqk) – resta «di valore inestimabile».