MAFIA CAPITALE: Legacoopsociali ammessa come parte civile
Al processo in corso a Roma il Tribunale ha accettato la richiesta di Legacoopsociali nel dibattimento contro l'associazione mafiosa. Menetti: "per noi un riconoscimento importante"
Legacoopsociali è stata ammessa come parte civile nel processo a "Mafia Capitale". "Il tribunale, accogliendo la richiesta che avevamo presentato, e dunque ammettendone fondate le motivazioni, ci ha consegnato un riconoscimento importante, e una non meno importante responsabilità", afferma la presidente nazionale Paola Menetti.
"Riconosciuta è una distanza netta ed esplicita – continua Menetti – più forte di ogni intento strumentale di omologazione e sovrapposizione. La distanza tra la realtà vera e viva della cooperazione sociale, delle cooperatrici e dei cooperatori sociali che ogni giorno in onestà si impegnano, con il loro lavoro, a dare corpo e senso all'obiettivo di sostenere la dignità delle persone e ridurne l'esclusione, e comportamenti criminali che facendo merce delle persone quella cooperazione sociale, tutta, hanno ferita e lesa profondamente, nella sua reputazione e nel suo onore. E' un passo, non tutto il percorso. Ma è un fatto, lo è in sé e per tutti, e aver contribuito con la nostra iniziativa e la nostra richiesta a renderlo possibile e concreto ci dà motivo di soddisfazione.
Sostiene e aiuta la nostra motivazione ad agire la nostra responsabilità".
"Di affermare con determinazione nel processo un orizzonte di legalità ed il rigetto di ogni pratica di stampo mafioso – aggiunge la presidente di Legacoopsociali – in nome delle tante cooperative sociali che ogni giorno tenacemente percorrono senza scorciatoie la strada dell'impegno e dell'onestà in territori ove c'è mafia, camorra, 'ndrangheta, al Sud come nel resto del Paese. Di farlo con la coerenza dei comportamenti ogni giorno – conclude Menetti – anche quando i riflettori mediatici sono spenti, perché siano le persone e le comunità con cui viviamo e lavoriamo i testimoni di ciò che siamo e gli attori veri del valore della nostra reputazione, e il chiederne riconoscimento a un tribunale sia soltanto quello che deve essere, una dolorosa eccezione".