Il nuovo contratto per dare valore al lavoro sociale
Il commento di Alberto Alberani, responsabile regionale Legacoopsociali Emilia-Romagna, sul rinnovo contrattuale per addette e addetti della Cooperazione sociale.
Dopo cinque anni dalla firma del precedente contratto è stato siglato il rinnovo contrattuale per addette e addetti della Cooperazione sociale. Un’importante novità che migliora il trattamento economico e prevede nuove tutele per operatrici e operatori impegnati ogni giorno nel delicato lavoro di garantire il welfare territoriale metropolitano. Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande ad Alberto Alberani, responsabile regionale Legacoopsociali Emilia-Romagna, che ci ha raccontato le principali novità e i passi ancora necessari per sostenere e valorizzare il sistema cooperativo e chi ci lavora.
Quali sono le principali novità del nuovo contratto della Cooperazione sociale?
Dopo una trattativa che potremmo definire flash di circa un anno abbiamo concluso un contratto che – in continuità con quanto avviene ormai dal 1991 – ha come principale obiettivo il riconoscimento del lavoro sociale, delle tutele, dei diritti e dei doveri. Il contratto, lo sappiamo, è stata una grande conquista ma sappiamo anche che non si rinnova automaticamente, ma viene rinnovato per una scelta ben precisa, un processo di condivisione e di trattative che hanno sempre l’obiettivo di mettere al centro la valorizzazione del lavoro sociale. Entrando nel merito, con questo contratto abbiamo condiviso con i Sindacati un aumento economico di circa 120,00 euro che ci sembra adeguato a dare ossigeno ai salari fermi da troppo tempo. Sono state inoltre migliorate le tutele come la sicurezza sul lavoro, la maternità, il TFR, la sanità integrativa che è raddoppiata, etc. Un altro effetto concreto di questo contratto è l’avvio del riconoscimento della quattordicesima che nel giro di due anni si completerà.
Da un punto di vista del riconoscimento professionale quali obiettivi sono stati raggiunti?
Come dicevo il principale obiettivo dei contratti che via a via abbiamo sottoscritto è il riconoscimento del lavoro sociale, che, in altre parole, è il riconoscimento del valore, delle competenze, della professionalità di chi svolge questo tipo di lavoro nei diversi ambiti di cui la cooperazione si occupa. Nella pratica, alla richiesta di una costante acquisizione di competenze e di crescita professionale, come avvenuto nel tempo, deve corrispondere un riconoscimento in termini economici e di qualifica.
Il contratto appena firmato prevede, ad esempio, il riconoscimento del livello D2 per le educatrici e gli educatori dei servizi socio-educativi, il riconoscimento dell’aumento di un livello per questo tipo di lavoratrici/lavoratori è molto importante. Un risultato che è connesso alla previsione di avere la laurea per lavorare nei servizi. Il riconoscimento del livello D2, quindi, al di là del fattore economico, è un fattore politico attestante che il lavoro sociale richiede anche percorsi di formazione, come la laurea socio pedagogica che qualifica e dà qualità alle prestazioni dei servizi. Non c’è quindi solo il tema salariale ma anche il riconoscimento di competenze e professionalità.
Per il prossimo contratto che cosa possiamo aspettarci?
Il lavoro delle cooperatrici e dei cooperatori sociali deve essere pagato come il lavoro di un dipendente pubblico. La sfida del prossimo contratto è quella di prendere una posizione comune anche con i Sindacati per chiedere l’equiparazione dei salari tra le lavoratrici e i lavoratori della cooperazione e quelli degli enti pubblici. È necessario un Patto per la valorizzazione del lavoro sociale e l’istituzione di un tavolo al quale far partecipare Regioni, Comuni, Cooperative. Il rischio, se non si pone l’obiettivo comune del miglioramento salariale in ambito cooperativo, è che non si troveranno più lavoratrici e lavoratori disponibili a lavorare nel sociale. È una sfida politica e sociale che dovrebbe partire dall’alto, dalla politica nazionale e di governo nazionale.