Nuove sinergie per il welfare comunitario
Un convegno sull’importanza della collaborazione tra terzo settore e PA
Che apporto può dare la collaborazione tra enti pubblici e terzo settore in termini di innovazione dei servizi? È la domanda attorno a cui si è tenuto il convegno “Nuove sfide nella collaborazione tra enti locali e terzo settore per la realizzazione di servizi e interventi educativi”, svoltosi il 30 ottobre in Sala Borsa a Bologna.
Durante il convegno è stato fatto il punto su servizi, progetti e interventi di natura educativa che vedono coinvolte le istituzioni, gli enti del terzo settore e le fondazioni bancarie in una logica di sussidiarietà e di compartecipazione all’innovazione per il sostegno alle policy socioeducative nel nostro territorio.
Cadiai è stata invitata a partecipare a due tavole rotonde in merito allo strumento della coprogettazione per la realizzazione di progetti e interventi per la fascia di età 0-6, con il progetto “Zenobia, la comunità che educa. La responsabilità educativa nella prima infanzia”. Alla discussione hanno partecipato le colleghe Alice Casadio, pedagogista, e Ilenia Posteraro, operatrice di comunità educante. Inoltre, Cadiai ha condiviso l’esperienza di coprogettazione per progetti di welfare culturale al Treno della Barca per la fascia di età 6-18 anni, con la partecipazione della collega Elisabetta Benfenati, pedagogista e coordinatrice tecnico-commerciale del Consorzio Scu.Ter.
Il progetto Zenobia, attivo da 3 anni grazie al finanziamento ottenuto dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Bando “Comincio da zero. Bambini, Famiglie e Comunità Educante in nuovi Spazi di Desiderio””, mira a contrastare le povertà educative attraverso l’attivazione di nuovi spazi per l’infanzia e per i genitori. Tali spazi, avviati nel 2022 presso Cardito, Cosenza, Piombino e Bologna, intendono intercettare quelle famiglie con bambine e bambini in fascia 0-3 e 3-6 anni che per ragioni sociali e culturali scontano una scarsa propensione a rivolgersi ai servizi educativi istituzionali. Una proposta per rafforzare l’empowerment genitoriale attraverso la figura dell’operatrice di comunità educante, dedicata alla costruzione di reti di supporto intorno alle famiglie fragili in connessione con i servizi territoriali.
Ad oggi Zenobia ha raggiunto e accompagnato davvero tantissime famiglie, circa 900 dall’inizio del progetto, attivando in questi due anni più di 5000 ore di apertura degli spazi educativi nelle diverse città.
Le figure professionali coinvolte sono tante: pedagogiste/i, psicologhe/i, psicomotriciste/i, atelieriste/i, educatrici/tori, mediatrici/tori, counselor, assistenti sociali, operatrice/operatore di comunità educante e tutte hanno lavorato in sinergia per perseguire il macro obiettivo di ridurre la povertà educativa e permettere ai bambine e bambine e alle famiglie di conoscere, sperimentare per uscire dal contesto che, spesso, non permettono di evolvere e crescere come adulti competenti e capaci.
Il lavoro di rete è affidato all’operatrice di comunità educante che lavora per costruire relazioni e mettere in comunicazione chi vive quel territorio. Ciascuna delle operatrici svolge questo ruolo cercando di aderire il più possibile al modello territoriale, lavorando sulla creazione di nuovi legami e intensificando le reti informali e non strutturate come gruppi di genitori, associazioni, volontari.
Zenobia è un esempio molto concreto di come partendo da un bisogno emergente e urgente il terzo settore, in accordo e sinergia con il pubblico e con il privato, possa rispondere in modo puntuale, innovativo e strategico, donando alla cittadinanza nuove prospettive.
La seconda iniziativa, l’esperienza di coprogettazione per progetti di welfare culturale al Treno della Barca per la fascia 6-18 anni, le cui attività sono in avvio proprio ora, le azioni proposte coinvolgeranno un pubblico ampio, con particolare attenzione a bambine/i e famiglie, adolescenti, persone anziane, persone con background migratorio. Gli obiettivi sono altrettanto ambiziosi: contrasto alle povertà educative e alle solitudini sociali, sviluppo del pensiero critico e dell’accessibilità culturale, promozione e benessere delle persone e della comunità, formazione di una cittadinanza attiva e consapevole. È in questi casi che lo strumento della co-progettazione può diventare quello più adeguato, come hanno dimostrato anche altre iniziative portate avanti da Cadiai, insieme alle reti di imprese sociali che fanno parte del consorzio Scu.Ter, come ad esempio il progetto “Controcorrente” costruito con il bando “Oltre l’emergenza” di Con I Bambini e il progetto “FuturaMente” per l’avviso ministeriale “DesTEENazione – desideri in azione”.